Buongiorno compulsivo a tutti,
e buona domenica! E' una Bookaholic bisognosa di distrazione a scrivervi, che ha pensato bene che un post su In the Flesh avrebbe potuto distogliere la sua attenzione dal mal di testa che non le dà tregua in un week end già fisicamente disastroso.
Se non avete mai sentito parlare di In the Flesh tranquilli, è perfettamente normale. Trattasi di una serie tv prodotta da BBC Three andata in onda in UK ma inedita in Italia, scoperta grazie a Tumblr. Letteralmente, l'espressione "in the flesh" è traducibile con "in carne e ossa". Forse i più svegli l'avranno capito: in questa serie si parla di zombie. Vediamo la trama più nel dettaglio: sul sito ufficiale la descrizione è laconica, sappiamo solo che la storia è ambientata dopo un risveglio di zombie che ora, sottoposti a cure, sono stati riabilitati nella società. Il protagonista della serie, Kieran Walker (Luke Newberry) è uno di questi zombie. Dopo un periodo di riabilitazione in una struttura specializzata, Kieran può far ritorno a Roarton, il suo villaggio natale, dove lo aspettano i genitori Steve e Sue e la sorella Jemima detta Jem (Harriet Cains). Durante il risveglio la città ha organizzato una resistenza armata di stampo militare chiamata Human Volunteer Force, di cui Jemima ha fatto parte. Riadattarsi alla vita di tutti i giorni sarà difficile sia per chi ha combattuto con gli uomini sia per gli zombie, considerati affetti dalla PDS (Partial Death Syndrome). Attualmente sono state girate due stagioni della serie, la prima composta da tre episodi e la seconda da sei per un totale di nove puntate, per cui non ci si mette molto a guardarla tutta. Bisogna accontentarsi (ma preferisco così) della versione sottotitolata, perché essendo la serie inedita in Italia non ne esiste alcun doppiaggio. Al momento non c'è certezza sulla terza stagione ma c'è una petizione online per chiedere a BBC Three di rinnovare la serie. Potete firmarla qui (mancano circa 4.000 firme).
Da sinistra: il mio mito Amy Dyer, Kieran Walker e Simon Monroe |
Ora, veniamo alla parte interessante: perché guardare In the Flesh? Risponderò alla domanda con un elenco puntato:
1. Tutta la serie è una metafora interessante sul significato di umanità: chi sono davvero gli uomini e chi i mostri? Molti zombie sono pacifici e vogliono reintegrarsi nella comunità; al contrario gli ex combattenti dell'HVF non esitano a uccidere in base a una visione manichea e priva di sfumature.
2. E' raro, in una serie tv, trovare così ben messi in scena i sintomi della sindrome da stress post traumatico, che vediamo soprattutto con Jemima nell'inizio della seconda stagione, con le sue difficoltà a riadattarsi alla vita di tutti i giorni. Ho adorato Jemima, l'ho trovato un personaggio molto vero, in tutti i suoi pregi e difetti.
3. La PDS è una metafora dell'handicap, tutti gli zombie sono metafore delle persone che la società considera diverse, sia che si tratti di una diversità fisica (penso alla sindrome di Down ma non solo), sia che si tratti di una diversità mentale. In the Flesh riesce ad affrontare temi spinosi come la depressione e il suicidio: Kieran è morto suicida per una delusione amorosa. Il che ci porta al punto 4...
4. Kieran è canonicamente omosessuale. La serie fa un buon lavoro nel rappresentare la diversità di orientamento sessuale senza trasformarla in un feticcio e riservando pari trattamento, nel canon, a relazioni eterosessuali e omosessuali. Ho apprezzato in particolare il parallelismo tra le due love story principali della seconda stagione, Kieran x Simon e Amy x Phillip.
5. Amy Dyer (Emily Bevan). Perché è semplicemente fantastica, è una zombie ma è più viva che mai, divertente, intelligente, un po' hippy, desiderosa di trovare amore e di sentirsi accettata. Amy Dyer è tutti noi.
6. Veniamo alla ship: quella che mi ha rubato il cuore è costituita da Simon e Kieran, nella seconda stagione. Mi piace che questi due personaggi si guardino inizialmente con sospetto (perché Kieran teme che Simon, interpretato da Emmett J. Scanlan, stia influenzando troppo Amy), si comprendano (Simon, come Kieran, è morto suicida), mettano in discussione ciò in cui credono l'uno per l'altro (celebre la battuta di Simon: "There's what I believe. And then there's you"). Simon, inoltre, finisce per salvare la vita a Kieran in una scena emotivamente e visivamente perfetta.
7. L'atmosfera generale di mistero che si respira. Non sappiamo per quale motivo i morti sono risorti, né sappiamo come hanno fatto e se è vero, come alcuni credono, che ci sarà una seconda resurrezione. Non conosciamo nemmeno l'identità del Profeta che sostiene l'idea della seconda resurrezione.
8. Gli attentati messi a segno da alcuni zombie ricordano il terrorismo nazionalista.
Insomma, tutta la serie è una metafora e spazia tra temi apparentemente lontani ma sempre molto attuali. I personaggi sono ben scritti, le relazioni tra i personaggi sono anche meglio (rapporto genitori figli, fratello e sorella, amici, fidanzati... Non manca nulla). Che aspettate a recuperarla?
Saluti compulsivi a tutti,
B.
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