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giovedì 30 ottobre 2014

Le letture abbandonate

Buon pomeriggio compulsivo a tutti,
è una Bookaholic che chiede venia a scrivervi: questo blog di confessions sta diventando affollato, i post troppo frequenti perché ci si possa meditare a dovere. Ma, ahimè, necessito di una seduta straordinaria e mi consola sapere che molti di voi non leggeranno questo post perché saranno al Lucca Comics & Games 2014 (da cui quest'anno, dopo cinque consecutivi di onorato servizio, ho deciso di prendermi una pausa). 

C'è una questione che mi assilla: i libri abbandonati. Proprio oggi pomeriggio ho deciso di mollare due letture che avevo da poco intrapreso: il secondo (di sette) volume di The Gunslinger, primo numero della serie di graphic novel dedicata a La torre nera di Stephen King e Cercando Alaska di John Green. Ho abbandonato queste due letture per motivi differenti. 
The Gunslinger: ecco, devo dirlo, l'ho trovato poco chiaro. Mi sembra abbastanza incomprensibile. Cercando Alaska: che noia. Sinceramente Green mi sembra un autore "paraculo", di quelli che "devo scrivere il nuovo libro che influenzerà milioni di adolescenti e lo farò così e cosà mettendoci dentro questo e quello". Mi sembra un libro molto confezionato e poco genuino. 

Voi mollate i libri? Se sì, perché? Vi sentite in colpa? Vi è capitato di riprenderli e finirli a distanza? O li continuate imperterriti? A che punto li abbandonate? Ci sono libri "celebri" che avete mollato?

Personalmente ho sempre cercato di finire i libri comprati in formato cartaceo. Mi faccio meno problemi se si tratta di libri in prestito, presi in biblioteca, ebook o romanzi ricevuti in omaggio stampa (se non precedentemente richiesti). Ho sempre cercato di decidere se finirli o no entro metà: superata la metà (= punto di non ritorno) cerco di finire la lettura. 
Di solito mi sento in colpa se non finisco un libro perché spero sempre che un libro possa colpirmi a un certo punto e mi sembra di toglierli questa opportunità. Però se decido di mollarlo significa che perdo le speranze e credo non valga la pena fare lo sforzo di arrivare fino in fondo. Mi è capitato di riprendere dei libri abbandonati, ma non mi è mai capitato di rivedere il mio giudizio. Se il libro non mi acchiappa non è il periodo sbagliato, ma il libro sbagliato. Di solito li mollo perché non mi piace nulla del libro: né l'ambientazione, né i personaggi, le relazioni tra di essi e gli story arc.  
In quanto ai libri celebri mollati... proprio celebri no, però per esempio ho difficoltà a digerire King o la Zimmer Bradley. 

Ho detto la mia, ora voglio sapere la vostra.
Saluti compulsivi a tutti,
B. 

martedì 28 ottobre 2014

Dimenticare alberi, foglie, Andromeda e Alaska

Buongiorno compulsivo a tutti,
è una Bookaholic finalmente in grado di pensare in italiano a scrivervi: sono finiti i tempi in cui si leggevano solo romanzi in inglese con conseguente schizofrenia linguistica interiore. Come vi raccontavo nello scorso post, sentivo il bisogno di tornare alla madrelingua e di dedicarmi a letture leggere. Pensate ci sia riuscita? Beh. Dipende dal punto di vista.

Albero e foglia, edizione Bompiani
In cerca di una lettura leggera, qualche giorno fa ho iniziato Albero e foglia, saggio sulla fiaba di un certo JRR Tolkien. Premessa: ho letto Il signore degli anelli e Lo Hobbit ma sono lungi dal definirmi "tolkieniana". Ho apprezzato entrambi quei romanzi ma non ho voluto approfondire ulteriormente la produzione di Tolkien. Albero e foglia mi interessava perché ero in cerca di una lettura saggistica e mi sono già interessata della fiaba in passato. Detto questo, liberi di deridermi in qualche Tumblr dedicato ai commenti di blogger diversamente colti che gettano concime sui grandi classici, non posso dire di essere rimasta particolarmente impressionata da Albero e foglia. La parte più prettamente saggistica mi è sembrata a tratti aleatoria, Ora, non voglio mettermi a fare territorial pissing, ma sono abbastanza sicura di me stessa come lettrice da rendermi conto, nell'approccio a un saggio, se il problema è il saggio o sono io. E in questo caso penso di non essere io il problema. La parte narrata l'ho trovata interessante a livello metaforico e in linea con lo stile tolkieniano ma non particolarmente pregnante. E quindi ora siete liberi di togliermi l'amicizia su Facebook o unfollowarmi su Twitter o quel che vi pare. Il mio parere è questo e io ve l'ho detto.

La cover colorata da Gipi
Visto che non ne leggevo da tempo, ho deciso poi di concedermi una graphic novel (o un graphic novel? Gender-fluid graphic novel?) e la scelta è caduta su Dimentica il mio nome di Zerocalcare (Bao Publishing). Inizialmente non ero certa di voler leggere Dimentica il mio nome, poi però ho ceduto e sono contenta di averlo fatto. E' una storia che parla del crescere e del dolore, l'ho trovata molto profonda e personale, una saga familiare ricca di realismo magico che non ha nulla da invidiare a Isabel Allende e, anzi, aggiunge alla miscela quel sense of humor e le citazioni pop tipiche di Zerocalcare che ormai sono un cult al pari dell'armadillo. Lo so che l'ha già detto un sacco di gente molto più famosa e importante di me e non avete bisogno che ve lo ripeta io, ma la mia coscienza mi impone di reiterare il messaggio e consigliarvi di leggere Dimentica il mio nome, perché contrariamente a quanto suggerisce il titolo non potrete dimenticarlo più.



Andromeda Heights
Mi è poi capitato di tornare a una scrittrice che non leggevo da secoli: Banana Yoshimoto con Andromeda Heights (Feltrinelli). Mi ha catturata dalle prime righe. In passato la Yoshimoto è stata una delle mie autrici preferite, poi i suoi libri hanno iniziato a sembrarmi tutti un po' simili... Credo vada presa a piccole dosi. Non leggendo sue storie da tanto tempo sono rimasta da subito invischiata nella storia di Shizukuishi: cresciuta in montagna con una nonna esperta di the, la ragazza vive sola a Tokyo, lavora come assistente per un sensitivo che diventa il suo migliore amico, intreccia una relazione con un uomo separato ed è legata ai cactus da una strana affinità. Mi sono piaciute varie cose di questo romanzo: l'idea di una donna sola che deve ri-costruirsi una famiglia e una sua dimensione in un contesto alieno, la solitudine dei giovani e la malinconia di fondo che percorre ogni romanzo della Yoshimoto e forse un po' tutto il Giappone per come appare a noi Occidentali. Andromeda Heights è bello e veloce e vi consiglio di recuperarlo appena possibile. 



Alaska non è uno stato

E queste erano le letture passate. Le presenti? Ho deciso - e dovrei aggiungere finalmente - di provare ad avvicinarmi a un autore che spopola tra gli adolescenti (e tra i diversamente adolescenti): John Green. Cosa mi ha convinta? Non so. So solo che io e il Book Boy abbiamo iniziato entrambi Cercando Alaska (Rizzoli). Non Colpa delle stelle perché so già come va a finire e non riuscirei a leggerlo con il finale spoilerato. Inoltre, se non sbaglio, Cercando Alaska è il primo romanzo di John Green, quindi mi pare un buon modo per iniziare a conoscerlo come autore. Sarò sincera, sono stata da subito molto scettica, perché quando tutti iniziano a parlare di un libro da una parte c'è curiosità, dall'altra un istinto da Bookaholic incallita che mi fa pensare che probabilmente il libro di cui tutti parlano è sopravvalutato (come è capitato con Twilight, Hunger Games e disastri vari). Però se non provi non lo saprai mai, giusto? E quindi proviamoci. Per il momento si tratta di un romanzo scorrevole sebbene tradotto da schifo (mi disturba che i personaggi dicano "Diobono". Non è un'espressione italiana, è dialettale, da Roma in giù nessuno dice "Diobono"). Vedrò dove andrà a parare, non ho letto abbastanza per farmene un'idea più specifica, però ho già individuato un altro romanzo di Green che vorrei leggere, Will ti presento Will, scritto a quattro mani con David Levithan. In realtà vorrei leggerlo per Levithan, da (più) piccola ho apprezzato molto il suo Nick & Nora - Tutto accadde in una notte (sempre a quattro mani ma con Rachel Cohn).  

Muri e Maschere
E per quanto riguarda le letture future? Ne ho adocchiate un bel po': ho scoperto il praticissimo tool di Goodreads Ask for Recommendations che permette agli iscritti a GR di inviare dei consigli di lettura in base alle richieste di un utente. Avevo richiesto consigli su libri - saggistica e/o fiction - che parlassero del Sidhe, del ciclo arturiano e dei miti nordici e mi sono appuntata almeno una decina di titoli utili. Inoltre, ho puntato un romanzo di un'autrice esordiente italianissima, Linda Scaffidi, Muri e maschere, pubblicato da Booksalad. Cosa mi ha attirato del libro? Principalmente due cose: il genere (chick lit) e la tematica femminista. Il chick lit non è il mio genere d'elezione, come chi mi conosce sa bene, tuttavia di tanto in tanto un chick lit ben scritto me lo concedo volentieri. Inoltre dopo la lettura di Il secondo sesso vorrei approfondire le tematiche legate al genere. Un po' l'ho fatto già con altri saggi, quindi perché non con un chick lit? Ecco la trama: Come vi comportereste se foste l’unica donna a lavorare in una grande centrale termoelettrica? A Lara Cannicci è successo proprio questo e dovrà combattere la riluttanza di un mondo tutto maschile e sopravvivere agli attacchi dei colleghi. Per poter lavorare Lara si costruirà un muro difficile da valicare che le servirà a contrastare le attenzioni del capo che diverranno sempre più insistenti e pesanti. Tutto sembra volgere al peggio ma qualcosa di nuovo cambierà definitivamente questo mondo tutto al maschile. Un inaspettato cambio generazionale metterà al vertice dell’azienda un giovane direttore, meno deciso del suo predecessore, che cercherà di nascondere le sue insicurezze dietro una maschera. Quando un grave incidente sul lavoro la ferirà nel profondo, Lara capirà che forse senza muri e maschere la vita è molto più semplice.

In definitiva, lo psicodramma della 2014 Goodreads Reading Challenge è lievemente diminuito: al momento sono indietro di "soli" cinque libri. Ma la strada è ancora lunga. E le vostre sfide come procedono?

Saluti compulsivi a tutti,
B.